MACHAIRA: La strage di Troia | L’ultima notte di Troia

MACHAIRA: La strage di Troia

L’ultima notte di Troia

La strage di Troia

L’Ilioupersis, la presa della città da parte dei Greci con lo stratagemma del cavallo di legno, non è raccontata nell’Iliade, ma è narrata nell’Odissea e in testi di autori greci successivi, di cui però poco ci resta.

Il programma iconografico della kylix di Euphronios e Onesimos e dell’hydria di Kleophrades pone al centro del racconto il massacro compiuto nella presa di Troia che culmina con l’olocausto di Priamo, re di Troia, sull’altare di Zeus Erkeios da parte di Neottolemo, figlio di Achille. In entrambe i capolavori la machaira, a terra dinanzi all’altare nella kylix e brandita sull’hydria, connota la scena come un sacrificio umano. Neottolemo, inoltre, con la machaira sacrifica Polissena sulla tomba di Achille, ma anche l’eroe troverà la morte nel recinto di Apollo a Delfi per mano di Machaireus.

Lo smarrimento da parte dei Greci dell’areté (virtù) guerriera durante l’assalto è rivelata dalla violenza perpetrata da Aiace Oileo su Cassandra rifugiatasi ai piedi della statua di Athena, una ferocia che non trova ritegno dinanzi ad una giovane donna che chiede pietà alla dea Athena nel suo luogo sacro. Su entrambi i vasi, però, fa da contraltare a tanta violenza la scena di ricongiungimento tra Acamante e Demofonte, figli di Teseo, con la nonna Aithra, schiava di Elena. Sono gli unici greci, con Odisseo presente solo sulla kylix, che non si macchiano di empietà e di “crimini di guerra”.

Ilioupersis – Analogie tra Hydria Vivenzio e Kylix di Euphronios e Onesimos (lato interno)

Più ampia la narrazione sulla kylix. Alla violenza di Aiace Oileo a Cassandra si contrappone, sul lato opposto, l’incontro di Elena e Menelao tra le cui figure si frappone Eros che fa desistere il re di Sparta dall’intento di uccidere la sposa, perché ripreso dalla passione d’amore per lei.

Altra scena di pietà è rappresentata da Odisseo che salva la coppia Antenore e Theano. Con loro Odisseo aveva un rapporto di ospitalità che in Grecia era sacro, tutelato da Zeus. Inoltre, i due personaggi Troiani, tra i pochi a chiedere la restituzione di Elena, ospitarono proprio Odisseo e Menelao nell’ambasceria a Troia prima dell’inizio della guerra e salvandoli da un tentativo di imboscata.

Le restanti sono ancora scene di guerra che evidenziano la sorpresa dell’attacco e l’incapacità di difendersi dei troiani: un troiano nudo e ferito ha solo la machaira con cui sferra un colpo; una donna usa quale arma un pestello contro un soldato completamente armato; un’altra si difende con un’ascia a doppio taglio (bipenne), nella quale potrebbe essere riconosciuta Andromaca proprio per l’attributo regale dell’arma.

La strage è compiuta, le donne superstiti e violentate sono tratte in schiavitù, anziani, uomini e bambini uccisi, così da non poter perpetrare la discendenza troiana.

Sull’hydria la narrazione si chiude con la fuga di Enea che trasporta il padre Anchise, fratello di Priamo, la cui testa è cinta dalla fascia regale, e il piccolo Ascanio, unici a salvarsi dalla conquista greca, ma costretti ad errare per trovare una nuova patria e continuare la propria discendenza.