MACHAIRA: La strage di Troia | Sul campo di battaglia

MACHAIRA: La strage di Troia
Sul campo di battaglia
Kylix
Le scene rappresentate sulla kylix sono lacunose ma ben interpretabili, grazie anche alla presenza dei nomi dipinti dei personaggi. Sul lato esterno la scena più leggibile raffigura l’inizio dell’Iliade (libro I): Patroclo consegna Briseide ad Agamennone sottraendola ad Achille. Si tratta dell’episodio che scatenerà l’ira funesta del divino Achille, placata in parte dalla madre Theti, raffigurata di fronte al pelide nell’atto di fermarlo. Achille si ritira dalla guerra e i Greci subiranno numerose perdite.
Sul lato opposto dovevano svilupparsi scene di combattimenti, preludio alla distruzione di Troia raffigurata all’interno della vasca della kylix.
Si conserva un frammento di una scena tratta dal libro VII dell’Iliade. Nell’infuriare della battaglia, Ettore, il fratello Alessandro e Glauco uccidono molti Greci; interviene così dall’Olimpo Athena per dare aiuto agli Achei e subito giunge in difesa dei troiani Apollo dicendo: “… ora facciamo cessare l’inimicizia e la guerra per oggi. Poi combatteranno di nuovo, finché avranno trovato la rovina di Troia, dato che in cuore così è gradito a voi altre immortali, annientare questa città”. Decidono di porre fine alla battaglia in quel giorno facendo affrontare in duello un campione per ciascuno schieramento. Ettore si propone subito, per i Greci si propone prima Menelao, richiamato da Agamennone, poi viene sorteggiato Aiace Telamonio. L’immagine sulla kylix è la crasi del confronto tra Athena e Apollo e il duello eroico tra Ettore e Aiace, a cui si aggiunge la figura di Hermes, messaggero di Zeus per sedare la contesa poiché è ormai sera.
Cratere

Cratere di Euphronios ed Euxitheos, “Il trasporto di Sarpedonte”
La scena principale del cratere accoglie il nome dipinto di tutti i personaggi mitologici a cui si aggiungono le importanti firme del ceramista Euxitheos e di Euphronios ceramografo. È raffigurato il trasporto del corpo del gigante Sarpedonte, morto in un duello con un altro eroe dal destino infausto, Patroclo, nel corso della guerra di Troia. Sarpedonte era re dei Lici, figlio di Zeus e Laodamia, schierato con il suo esercito al fianco dei Troiani.
Il testo dell’Iliade racconta che Zeus chiede ad Apollo di discendere sul campo di battaglia, recuperare il corpo di Sarpedonte, detergerlo dal sangue, condurlo molto lontano, lavarlo nell’acqua corrente del fiume, poi cospargerlo d’ambrosia, rivestirlo con vesti nuove, e solo dopo consegnarlo ai due gemelli, Hypnos (Sonno) e Thanatos (Morte) affinché lo conducano in Licia per deporlo nella tomba, dove lo potranno piangere parenti e amici: perché tale è l’onore dei morti (Iliade XVI, 666-675).
Euphronios seleziona dal racconto dell’Iliade l’episodio della morte e del trasporto del corpo; nel corteo funebre inserisce anche Hermes, nel suo ruolo psicopompo (accompagnatore dei morti nell’oltretomba). La scena è completata dalle figure di due guerrieri, Hyppolitos e Leodamas, ai lati del gruppo principale, quasi a guardia dell’incolumità del corpo del re mentre intorno infuria ancora la battaglia.
Il corpo di Sarpedonte è privo di armatura, in nudità eroica è andato incontro alla bella morte, l’assenza della vita è rivelata non solo dal capo reclinato e dallo sguardo spento, ma anche dal braccio penzolante davanti al corpo. La struttura compositiva è incentrata sull’emozione e sul pathos. Si percepisce l’imponenza fisica dell’eroe morto, Sarpedonte, la cui forza è evidenziata dalla muscolatura, dal sangue ancora grondante dalle ferite come se il cuore pulsasse ancora e nello sforzo espresso dalla figura ricurva delle due divinità che ne stanno raccogliendo il corpo. La morte non risparmia nessuno, neanche eroi imponenti figli di divinità. Oggi si ritiene che lo schema iconografico introdotto, a quanto pare, da Euphronios per la prima volta, sia la “testa di serie” delle rappresentazioni posteriori di cadaveri trasportati di peso, incluse quelle dell’arte cristiana, rinascimentale e post-rinascimentale con il corpo di Cristo, che esaltano la giovinezza spezzata, la bellezza e il dolore.